La sensibilità al glutine (gluten sensitivity) in Italia interessa circa 3 milioni di persone e almeno 20 milioni di americani. La gluten sensitivity viene sempre più spesso segnalata negli ambulatori medici, un disturbo diagnosticato in pazienti soprattutto adulti con problemi intestinali, che in passato venivano classificati come pazienti con colon irritabile. Si stima che in Italia i “sensibili al glutine” siano il 6% mentre i celiaci si fermano al 1%.
Tale sensibilità è quindi quella condizione in cui in seguito all’ingestione di glutine siamo in presenza di sintomi in buona parte sovrapponibili a quelli della celiachia e della sindrome da colon irritabile (gonfiore, sonnolenza, diarrea, stipsi, dolori addominali, cefalea, depressione, ecc) ma non c’è atrofia dei villi intestinali né risposta autoimmune dell’organismo.
Si è scoperto che mentre per la celiachia siamo di fronte ad un’alterazione sia dell’immunità innata (quella che abbiamo tutti dalla nascita) che dell’immunità adattativa (la risposta dell’organismo ad un agente percepito come esterno e pericoloso), chi soffre di Gluten Sensitivity ha un difetto dell’immunità innata, reagisce quindi in poche ore al glutine, percepito come proteina nemica. Nella celiachia il danno e la conseguente reazione del corpo possono invece avvenire dopo mesi, in molti casi dopo anni.
C’è da dire però che ad oggi la diagnosi di Gluten Sensitivity è una diagnosi di esclusione. Si devono ancora definire i parametri genetici, immunologici e clinici della malattia, a cui si arriva di fatto escludendo sia la celiachia che l’allergia al grano.
Il Team Cepib