Secondo Bowlby il bambino piccolo possiede, come una “predisposizione biologica”, un imprinting, che lo porta a sviluppare un attaccamento per chi si prende cura di lui. Un legame forte con chi fornisce cure e protezione e assicura la sopravvivenza.
L’attaccamento può essere definito come un legame di lunga durata, emotivamente significativo, con una persona specifica. L’oggetto dell’attaccamento rappresenta dunque per il bambino un porto sicuro che potrà essere usato come punto di partenza per esplorare l’ambiente circostante, al quale tornare in caso di incertezza o pericolo.
I legami emozionali tra bambino e genitore, basato sulla ricerca della prossimità, sono presenti in tutte le specie di animali superiori, nelle quali i piccoli siano inizialmente indifesi e necessitino pertanto di cure e protezione. Questa è la base del fenomeno dell’imprinting che consiste nella tendenza dei piccoli di certe specie di uccelli, come pulcini o anatroccoli, a seguire il primo oggetto in movimento incontrato dopo la nascita. Questa reazione è uno schema di comportamento innato che normalmente permette ai giovani animali di restare attaccati ai genitori e, rimanendo nelle loro vicinanze, di ricevere protezione e sopravvivenza per il periodo in cui ne hanno bisogno.
Il primo a studiare il fenomeno dell’imprinting in modo dettagliato è stato Konrad Lorenz (1935) di cui è nota la serie di esperimenti in cui lui stesso si sostituiva a mamma anatra aspettando che le sue uova si schiudessero per osservare il comportamento dei piccoli anatroccoli nelle prime ore di vita.
Successivamente viene messo in atto un approccio più analitico di questo fenomeno, nel momento in cui i ricercatori si sono chiesti quali fossero gli stimoli specifici di grado di evocare la risposta di imprinting, quale il periodo critico durante il quale poteva formarsi il legame, se tale legame fosse reversibile e così via.
Negli studi di etologia umana viene visto che lo stimolo chiave (ossia l’elemento cruciale che attiva lo schema d’azione prestabilito) nel caso dell’imprinting sono i genitori ma anche una vasta gamma di oggetti dell’ambiente. Di qui la dimostrazione sperimentale da parte degli etologi che l’imprinting può essere provocato nei pulcini da cose così diverse come scatole, palloni ed esseri umani in movimento (Sluckin, 1972).
Concludiamo con una citazione di Lorenz per riflettere insieme: “L’animale in libertà, che potrebbe fuggire e invece rimane perché mi è affezionato, costituisce per me una fonte di gioia ineffabile.”
Possiamo così dedurre che l’imprinting costituisce una necessità per il bambino o il cucciolo di animale per la sopravvivenza ed è allo stesso tempo il precursore biologico dello sviluppo del legame affettivo in quanto porta anche un senso di efficacia verso la persona a cui è rivolto.
Il Team Cepib