Chi di noi non ha mai avuto problemi e conflittualità in famiglia, sul lavoro, nel gruppo di amici?
Perché il conflitto ha una parte così preponderante nella nostra vita?
Chi non si è chiesto come si può fare evitare la conflittualità che a vari livelli investe ogni giorno la nostra sfera personale ma anche tutto il mondo?
Fra le capacità dell’essere umano, la disposizione alla comunicazione è certamente la più evidente e la più importante.
Le nostre relazioni interpersonali a tutti i livelli ci richiedono però sempre più la capacità di accettare e gestire ciò che è diverso da noi stessi: persone, valori, pensieri, culture.
Questo inevitabilmente porta il conflitto in una posizione centrale nella nostra esistenza.
Il conflitto è parte fondamentale e fisiologica della relazione con altre persone, questo è giustificato dal fatto che ogni relazione è mediata dalla comunicazione all’interno della quale ci si confronta e si condividono e scambiano informazioni, pensieri, valori in altre parole diverse individualità, entità.
Il termine conflitto deriva dal latino confliggere, che significa urtare, contrastare, nel senso comune quasi sempre evoca situazioni negative, questa accezione è il lato oscuro, che spesso porta le persone ad avitarlo accuratamente nelle relazioni con la conseguenza di vivere le stesse con stress, malessere, solitudine, somatizzazioni fisiche.
CONFLITTO: è solo un incontro tra due entità differenti, può assumere una forma positiva o negativa a seconda di come avviene l’interazione.
Il conflitto può essere definito come la presenza, nel comportamento di un individuo, di assetti motivazionali contrastanti rispetto alla meta.
In altri termini il conflitto in psicologia indica uno scontro tra ciò che una persona, o il proprio gruppo di appartenenza desidera e un’istanza interiore, interpersonale o sociale che impedisce la soddisfazione del bisogno, dell’esigenza o dell’obiettivo connessi a tale desiderio.
Il conflitto è in stretto legame con la frustrazione poiché i desideri, i bisogni e le esigenze spesso continuano a sussistere anche se sono tra loro apparentemente inconciliabili o comunque opposti come avviene, ad esempio ad un adolescente che spesso rifiuta o nega la dipendenza dai genitori o da chi si cura di lui, ma al contempo è cosciente di averne oggettivamente bisogno per la sua sopravvivenza ovvero di non essere completamente autonomo.
Esistono varie tipologie di conflitto:
• Interpersonale: contrasto tra due persone che hanno posizioni ed obiettivi differenti,
• Intrapersonale: ogni volta che dobbiamo effettuare delle scelte, tra bisogni, desideri o doveri differenti,
• Intergruppo: dispute tra gruppi, nazioni diverse.
Fasi del conflitto interpersonale:
a) Lo scoppio, durante la quale si scambiano promesse, richieste, ordini, minacce, ultimatum, rifiuti, sfide.
b) La fase acuta, il conflitto può sviluppare in verbale (l’ostilità si manifesta con ingiurie ed invettive); combattimento (desiderio di danneggiare fisicamente l’altro), competizione (le persone coinvolte compiono azioni competitive allo scopo di vincere sull’altro).
c) La soluzione, può essere trovato un accordo e /o con una negoziazione, oppure può vincere uno degli interlocutori che riesce a sopraffare l’altro e imporgli la propria volontà.
Riconoscere che il conflitto è parte integrante della relazione tra 2 persone, qual è la propria responsabilità nel suo sviluppo, aver gli strumenti per trasformare il conflitto in un’occasione di crescita per entrambe le persone coinvolte è un apprendimento necessario a quanti di noi si trovano a lavorare in gruppi di lavoro e vogliono comprendere la complessità dello stare in una relazione buona e nel benessere.